giovedì 13 marzo 2008

NON GETTARE LA SPUGNA!

Quando mi sembra che tutto mi stia per crollare addosso, quando vedo i miei sogni cadere come tessere di un puzzle, i miei obbiettivi allontanarsi, dissolversi e scomparire come in un buco nero, quando lo sconforto, la rabbia, la tristezza riempiono tutto il mio essere fino quasi ad implodere, è allora che proietto la mente nel futuro, a quando tutto ciò che sto vivendo ora, sarà solo un ricordo, mi vedo di nuovo serena. E’ in quel preciso momento che comincio ad elaborare delle soluzioni, si perché non è il fossilizzarsi sulle questioni in sé che aiuta, ma lo è il cercare delle soluzioni, degli adattamenti, magari anche solo per un determinato periodo di tempo, Un compromesso? E perché no! L’importante è non farsi prendere in ostaggio dal risentimento, dalla rabbia che annebbiano i pensieri, succhiano tutta la tua energia, è non lasciarli agire come fossero loro i padroni di te stesso: il cedere loro il passo sarebbe ancor più deleterio, distruttivo e soprattutto ti allontaneresti ancor di più dall’uscita del tunnel. Quando la negatività ti investe, non la puoi cambiare, ma puoi cambiare il tuo atteggiamento. Un esempio? Molto semplice ma rende l’idea. Se io sto sotto al sole di agosto per una giornata intera, è ovvio che strino la mia pelle, posso ordinare al sole di non splendere così fortemente? Posso chiamare qualche nuvola a nasconderlo? Certo che no, però posso cambiare io la mia posizione e mettermi all’ombra: il sole continuerà a scottare, ma non la mia pelle. E’ ovvio che non starò tutta la vita all’ombra, ma solo nelle ore più torride ( periodo di tempo determinato), poi quando la mia pelle sarà pronta per l’esposizione totale, allora ci potrò stare tutto il santo giorno. E così è per ciò che ci accade di negativo, non ha importanza cosa sia in sé, ad esempio se perdo il lavoro, la persona che amo, un sopruso, uno sconvolgimento totale della propria vita…. Ci sono sempre le soluzioni, la prima si chiama accettazione del fatto in sé, la seconda adattamento temporaneo, la terza sta nell’ elaborare nuovi progetti. Certamente tutto questo non è automatico, e nemmeno facile, l’importante è cominciare a vedere le situazioni da più angoli, cercare di andare sempre un po’ oltre, osare un po’ di più, vederla come un'OPPORTUNITA'. A volte ci sono frangenti in cui la fase di accettazione, soprattutto le prime volte, richiede tempo, ma prima impariamo e facciamo nostra questa realtà come fosse un principio quasi naturale ed inderogabile come il respirare, prima passiamo alla fase due, l’adattamento temporaneo, e sottolineo TEMPORANEO, (ce lo dobbiamo ripetere più volte). Questa è la fase nella quale bisogna esaminare la situazione, analizzarla per accertare se abbiamo una qualche responsabilità ed eventualmente prenderne umilmente atto, senza produrre degli sterili sensi di colpa ( errare è umano, è il perseverare che è diabolico) (è importante anche fare pace con sé stessi, sapersi perdonare), cercare il lato positivo e cominciare da lì la nuova sfida che la vita ci dà. Stabilire l’obiettivo, la durata del tempo che stimiamo ci serva per riprendere il nostro percorso da dove è stato interrotto; sempre che quest'ultimo abbia ancora una qualche validità. In poche parole stringere i denti per rialzarsi. Mi era passato per la mente il detto “ far buon viso a cattiva sorte”, ma mi sembra molto riduttivo, se non addirittura controproducente! Mi sa di ipocrisia, non è nascondendosi dietro ad un atteggiamento positivo solo esteriore che si riconquista l’equilibrio totale, tutto il nostro essere deve essere teso verso la positività, ogni nostro gesto, fin il più semplice, deve proclamare l’evolversi del nostro riscatto. E questa fase ci verrà più semplice se nel contempo inseriamo anche la terza, cioè il far risorgere i propri sogni, stilare di nuovo il percorso dei nostri obbiettivi. In vista della meta, l’avanzare, anche se difficoltoso, sembrerà più fattibile, ogni giorno qualche passo in più accorcerà la distanza. E quando saremo al traguardo del nuovo inizio, guardandoci indietro, capiremo che ne è valsa la pena. Tutto questo ha un prezzo, si chiama perseveranza e non di rado si paga anche con la solitudine, perché certe situazioni ti fanno il vuoto intorno, alcuni ti spiano da lontano, non vogliono che si sappia in giro che hanno un qualsivoglia legame con te; altri cercano di dissuaderti, perché non essendosi mai impegnati in un’impresa simile, o più genericamente si lasciano vivere, non ne capiscono l’importanza, e si sa, quello che non si conosce, si getta. Potrebbe anche comparire qualcuno che per un po’ ti si affianca, ma solo per essere presente nel momento in cui potresti avere un cedimento, per poi poter pronunciare il fatidico “ te l’avevo detto”. Ma grazie a Dio, c’è anche qualcuno che ti lascia fare perché vuol seriamente capire cosa stai facendo, esserti davvero vicino nel momento in cui potresti aver bisogno di un Amico che ti ascolta, che magari non condivide niente, ma non ne fa un caso da discutere, ma ti dice “ Beh, se sei arrivato fin qui… puoi farcela anche ad andare in fondo” e divide con te il suo panino ti si siede di fianco riportando alla luce vecchie storie vissute insieme.
Nella mia vita ho vissuto molte volte questi momenti, e ogni volta ne sono uscita fuori più consapevole, più vera, più forte perché so che funziona, ne sto vivendo uno anche adesso, ma mi sembrava insignificante esporre “ il mio caso” perché alla fine tutti i casi sono uguali, la morale è sempre quella
Non importa quante volte cadi, conta che ti rialzi una volta in più.

sabato 8 marzo 2008

ROMPERE I PENSIERI...

Pochi giorni fa ho fatto un'esperienza stupenda: sono riuscita a trasformare una situazione di disagio e paura, in una di tranquillità e distensione, divertendomi anche!
La neve mi aveva sorpresa la mattina presto, dovevo recarmi in città per forza, per cui dovevo affrontare 2km di strada inghiaiata un pò in salita e un pò in discesa completamente ricoperta da 10 cm di neve! Ovviamente le catene non ricordo dove le ho riposte, le gomme antineve che avevo messo all'auto all'inizio di novembre erano già abbastanza consumate.... in più, se ci aggiungo la mia più forte negazione per uscire con l'auto sotto la neve..... un quadro per niente allettante! Ma dovevo raccogliere tutto il mio coraggio e partire. Ho pensato che se riuscivo ad uscire dalla mia strada, poi sarebbe stato tutto più semplice,perchè la strada statale che avrei raggiunto, grazie all'intenso via vai di auto, sarebbe stata più praticabile, anche se gli ultimi tratti sono in pendenza del 15%, mi sarebbe bastato lasciare inserita la prima marcia ( ho una multipla, e la prima e come quella dei camion, non mette su di giri il motore e mantiene costante la lenta andatura) e non toccare il freno per arrivare in pianura illesa. Uscita dalla strada sterrata, non senza qualche "scivolone" e con il cuore che batteva fortissimo, arrivai finalmente sulla via principale asfaltata, che era si "infarinata" di neve, ma data la temperatura mite, non si ghiacciava , nè si compattava a mò di fango. Sospirai profondamente, e ritmando la respirazione riuscii a far decellerare il battito cardiaco, innestai la prima marcia e mi guardai attorno.
Dio che bello spettacolo! Ero in cima alla collina dalla quale potevo vedere tutto il panorama intorno completamente immacolato, nelle lontane colline di fronte a me il cielo era colorato dei timidi colori del sorgere del sole che cercava di rompere il muro di nuvoloni grigi, i rami in primo piano sulla mia visuale sembravano ricamati, i campi ricoperti da una candida coperta... che spettacolo, mi sembrava di guidare dentro ad una cartolina. Arrivai alle fatidiche discese, e man mano che scendevo, la neve si strasformava in pioggia, lasciando il selciato sgombero e mi rincuorai ancor di più. Arrivata a valle avevo due opzioni, o prendere la statale Porrettana, nella valle del Reno, ma a quell'ora era piena come un uovo, il che voleva dire arrivare a Bologna almeno 3 ore sucessive, o prendere l'altra provinciale che "scollinando"dalla valle del Reno, porta alla valle del Savena. Il punto più alto del tragitto, in linea d'aria è parallelo a quello dove abito io, così ,pensando che in cima alla salita avrei trovato circa la stessa quantità di neve, e considerando che quella strada è ancora più trafficata di quella appena fatta, optai per ques'ultima.
Lasciatami il paese alle mie spalle, cominciai la salita " strano"-pensai-" come mai non viene nessun'auto dalla parte opposta? Forse perchè la mattina presto le persone vanno verso la città per il lavoro, non viceversa, e poi eccone due che stanno arrivando, allora tutto ok" e continuai tranquilla fino a quando arrivai in prossimità del primo " strappo" di salita, dalla mia posizione potevo vedere che in alto le auto erano incolonnate dietro ad un camion che avanzava a bassissima velocità. " Ci siamo, adesso se proseguo, poi mi tocca andare a lumaca, adesso mi metto qui sulla destra e aspetto 10 minuti ferma qui, così la fila procede, e io posso andare più spedita, poi passando anche altre auto, schiacceranno più neve e io andrò senza problemi" pensato e fatto, accostai. Il mio ragionare non faceva una grinza, se non fosse stato che nel frattempo però continuava a nevicare. Optai per soli 5 minuti, poi mi rimisi in careggiata, arrivai in coda alla fila che avanzava veramente piano, ai lati della carreggiata diverse persone stavano montando le catene, il panico cominciava a farsi strada sentro di me, ma continuai ad avanzare " lo fanno per precauzione" pensai, ma cominciavo a perdere la tranquillità. Arrivata al tratto pianeggiante che divide le due irte salite, eravamo fermi, auto che scendevano non ce n'erano... brutto segno, voleva dire che in cima la situazione era critica. Cominciammo a muoverci, tre giri di ruota, poi di nuovo fermi, altri tre giri e fermi e avanti così fino a quando siamo arrivati all'inizio del secondo strappo. Diverse auto erano ferme ai bordi, alcune erano di traverso nella careggiata in maniera che non si capiva da che parte volevano andare, la mia auto cominciava a slittare, per quanto cercassi di centrare le "ruotate" dell'auto che mi precedeva, l'auto non rispondeva ai miei comandi, quello dietro di me si era messo a suonare... ma che ti suoni! mi stavo innervosendo, cominciavo a pensare che mi sarei messa di traverso anche io, che avrei intralciato ancor di più la circolazione, poi vidi, poco più avanti, che la carreggiata lasciava il campo adiacente e man mano che saliva, cresceva anche la scarpata al suo fianco... e se fossi finita nella scarpata? Mi paralizzai, dovevo prendere una decisione, ma non trovavo la mia testa, ero in panico puro, il cuore sembrava uscirmi dal petto " Se fossi andata per la Porrettana, a quest'ora non sarei in questo dannato pasticcio, io e le mie brillanti idee! se arrivato tardi, pazienza, tanto ho avvertito, poi meglio tardi che mai, o con la macchina sfasciata... mio marito mi uccide, se sopravvivo e l'auto no! Dio ma perchè sono così idiota? non potevo accontentarmi del fatto che la prima parte del viaggio era andata bene??? No!!!! devo sempre fare il mio numero io, provare nuove emozioni! che testa di melone che sono!" Insomma fra me e me me ne stavo dicendo di ogni, avrei voluto avere il potere di traslarmi via da quella situazione, per me, così terrificante, poi, all'improvviso, un pensiero che non c'enrava proprio niente mi squarciò la mente: notai che la macchina davanti a me era uguale a quella di mio genero, mi venne davanti agli occhi la faccia che lui fece quando, tempo addietro, gli diedi in mano una scatola contenente il suo regalo di compleanno.
"E' per me?? cosa c'è dentro?"
"Un topo!" risposi scherzando.
Non feci neppure in tempo a finire la frase che lui, bianco in volto come una pezza lavata, lanciò via la scatola con un urlo. Sono scoppiata a ridere ( e lo sto facendo anche ora mentre sto scrivendo) da non riuscire a fermarmi.. mica lo sapevo io che lui aveva la fobia per i topi.
" Ma scusa, vuoi mai dire che se ti faccio un regalo, che sia un topo???"
Rivivendo quella situazione buffa, scoppiai a ridere da sola in auto come una scema! Bhe! quel ricordo mi ha salvata, la risata di gusto che mi son fatta, ha cambiato radicalmente il mio stato d'animo, mi sono tranquillizata, ho cominciato a fare pensieri positivi come:
"cosa mi sto a preoccupare, 1° siamo illese ambedue ( io e la macchina) 2° se non ce la faccio, posso sempre fermarmi qui che c'è posto e non sono in mezzo a nessuno,3° presto arriveranno i ragazzi del comune con lo spartineve, e puliranno la strada, ed io, essendo già qui quasi i cima, basta che gli stia dietro fino a quando raggiungeremo l'altitudine in cui la neve si trasformerà in pioggia." Mi son messa tranquilla, quando ho cominciato a slittare di nuovo, ho chiesto gentilmente a due uomini, che erano in piedi poco distanti da me, se mi potevano dare una spintarella per rimettermi dritta, gli ho sfoderato uno dei miei migliori sorrisi al quale non hanno potuto resistere, e una volta ribloccata quasi sulla cima del "valico" ho visto gli spartineve arrivare a tutto gas. Questi in men che non si dica, hanno ripulito la strada, raddizzato le auto storte, trainato un tir in panne, insomma, quando mi sono stati abbastanza vicini non ho potuto trattenermi dall'urlare loro (per via del forte rumore che fanno i loro mezzi) " Vi ringrazio per essere gli angeli della strada, per il vostro impegno di venire in soccorso agli sprovveduti come me che vanno in giro disorganizzati in condizioni proibitive. Grazie e buona giornata!" erano in tre, e credo di aver ricevuto in cambio i loro tre sorrisi più belli della giornata!
Sarei tentata di scrivere la morale di quello che ho imparato, ma mi sorride più l'idea che lo faccia tu!
ciao